Draghi

"Serviranno tre milioni di diplomati nei prossimi cinque anni, soprattutto in ambiente e informatica".

Tutto ci si aspettava nella scuola disastrata dal covid e da anni di tagli alla scuola, tranne che il premier Mario Draghi nel suo discorso in Senato, citasse gli istituti tecnici e i corsi post-diploma, come pilastri importanti del sistema educativo.

È stato stimato in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell'area digitale e ambientale”.

Dopo anni di licealizzazione dell'istruzione superiore di secondo grado, ora la prospettiva si sposta sugli istituti Professionali e Tecnici, dai quali nel 2014 è stato esportato il modello di alternanza scuola-lavoro. Modello di Formazione che si rifà al modello della formazione professionale, modello che conosce bene l'attuale ministro Patrizio Bianchi, e che da 10 anni ha promosso in Emilia-Romagna da assessore regionale.

Il passaggio di Draghi sulla formazione tecnica, che ha sorpreso, ma che non stupisce: viene, dalla necessità di coinvolgere la scuola per la ripresa economica del Paese, ma anche da questa storia, professionale e culturale, e attenzione del suo ministro all'Istruzione.

Ogni anno si registra un calo progressivo nelle iscrizioni ai tecnici (scelti quest'anno dal 30,3% dei ragazzi di terza media contro il 30,8% del 2019-20) e soprattutto ai professionali (scelti dall’11,9% con un calo dell'1% rispetto al 2019-2020), quelli più in crisi e dove la riforma partita tre anni fa non è ancora arrivata a compimento.

Cosa serve agli istituti tecnici e professionali? Investimenti, personale stabile, cambiamento culturale? Perchè ancora oggi se esci dalle medie con voti alti i professori non hanno un dubbio: sponsorizzano il liceo. Invece, “l'istruzione tecnica è una risorsa indispensabile per il rilancio economico del Paese”

La prospettiva, aperta da Draghi con il riferimento alla formazione tecnica secondaria e terziaria, è chiara: “Le scuole tecniche e professionali devono tornare a diventare dei punti di riferimento”, come succedeva 20-30 anni fa, dove le imprese venivano nei nostri istituti perché avevamo attrezzature all'avanguardia, commentano alcuni Presidi! Ora, tutto questo, va ricostruito, laddove necessario. Le energie ci sono e non mancano realtà eccellenti in Italia. Ovviamente ci vogliono investimenti, ma anche un cambio di passo culturale. Occorrerebbe innanzitutto uscire dal concetto di formazione gentiliano che privilegia solo i licei, e ridà alla cultura tecnica la dignità e il prestigio” che merita.

 (Tratto dall’articolo di Ilaria Venturi apparso su "la Repuublica" del 18/02/2021)